Al momento stai visualizzando Il segno di un vero Karateka: Il RISPETTO
Rei - Inizio Lezione

Il segno di un vero Karateka: Il RISPETTO

Il rispetto nel karate fa parte della  filosofia e dello stile di vita  che ogni praticante devoto dovrebbe adottare. Praticare il rispetto durante l’allenamento ha un effetto sorprendente anche nella vita quotidiana; nelle tue interazioni con i colleghi, famiglia, amici e tutti quelli con cui entri in contatto. Questo è il segno di un vero KARATEKA.

Il karateka non è colui che prevale nel dojo, ma il karateka è colui che comprende a pieno l’arte e la trasferisce in tutto ciò che fa.

Vi riportiamo due storie di VITA, due aneddoti in cui l’essenza delle arti marziali ed in particolare del karate viene vissuta nella quotidianità.

La prima storia è ambientata a New York, dove un uomo d’affari nonché karateka ha rappresentato pienamente lo spirito di rispetto al di fuori del dojo.

Un giorno l’uomo d’affari era in ritardo per il lavoro e mentre si precipitava a prendere la metropolitana, notò un senzatetto che vendeva matite a un tavolo. Nella sua frenesia, lasciò cadere un dollaro nella tazza e salì in fretta a bordo del treno della metropolitana.

Dopo aver realizzato ciò che aveva fatto, l’uomo d’affari scese dal treno, si avvicinò al senzatetto e  prese diverse matite dalla tazza. In tono di scusa, spiegò che in fretta aveva trascurato di prendere le sue matite e sperava che l’uomo non si sarebbe arrabbiato con lui. «Dopo tutto», disse, “Sei un uomo d’affari proprio come me. Hai della merce da vendere e ha un prezzo ragionevole.” Poi prese il treno successivo.

Pochi mesi dopo, durante un convegno, un venditore ben vestito si avvicinò all’uomo d’affari e si presentò. “Probabilmente non ti ricordi di me, e non so come ti chiami, ma non ti dimenticherò mai. Sei l’uomo che mi ha ridato il rispetto di me stesso. Ero un “mendicante” che vendeva matite finché non sei arrivato tu e mi hai detto che ero un uomo d’affari”.

Il rispetto per un altro essere umano ha portato quell’essere umano a rispettare se stesso a tal punto da usare ciò che aveva imparato per migliorare la sua condizione di vita.

Il secondo aneddoto è invece ambientato in Giappone, dove in una scuola di karate vi era un allievo molto talentuoso, ma anche molto impaziente. Ogni volta che il maestro spiegava e istruiva i suoi allievi, quello talentuoso iniziava a provare ad eseguire la tecnica prima ancora che il maestro potesse completare il suo insegnamento. Quando all’allievo veniva offerta una correzione, rispondeva sempre “OK, ho capito”.

Il maestro vedendo del potenziale nel suo allievo nonostante la sua mancanza di rispetto decise di aiutalo a vedere come le sue azioni stavano limitando la sua crescita. Il maestro invitò tutti gli allievi a una cerimonia del tè dopo la lezione.

Ad ogni allievo venne servita una tazza di tè caldo, ma quando il maestro servì il suo allievo impaziente, continuò a versare anche quando la tazza era piena. Alla fine il tè traboccò dalla tazza e iniziò a versarsi sul pavimento.

 

“Maestro!” gridò l’allievo, “Non vede che la mia tazza è piena?!”

E il maestro allora rispose: “come questa tazza, anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di giudizi. Per potervi versare dentro qualcos’altro, è importante fare spazio, adottare un atteggiamento interiore diverso dove c’è più ascolto e rispetto”.

 

Le arti marziali iniziano e finiscono con rispetto; rispetto per l’insegnante e l’istruzione offerta, rispetto per il processo e il tempo necessario per padroneggiare i fondamenti, rispetto per l’area di allenamento e rispetto per i nostri compagni di allenamento che diventano, in sostanza, la nostra famiglia di arti marziali.

Lascia un commento