L’apprendimento delle tecniche di autodifesa avvantaggia le donne in modi che vanno oltre la scoperta di come proteggersi. Aumenta anche la loro autostima e influenza positivamente la loro personalità, cosi è riportato in un nuovo studio dell’Università di Washington.
I dati dello studio contraddicono anche i critici dei programmi di autodifesa che affermano che tali corsi incoraggiano le donne a essere più aggressive e ostili. “Le persone che si sentono vulnerabili spesso usano l’ostilità e la violenza per proteggersi. Adottano quasi l’atteggiamento secondo cui ‘la migliore difesa è un buon attacco’”, ha affermato Ronald Smith, professore di psicologia della U.W. e coautore dello studio. “Tuttavia, le donne in questo studio che hanno appreso le tecniche di arti marziali del karate hanno riferito di sentirsi più assertive, ma meno ostili e aggressive”.
I ricercatori, nel valutare le classi di autodifesa, in passato, avevano solo considerato i risultati diretti come essere in grado di difendersi, senza considerare che ci sono effetti a catena che hanno un impatto sull’intera vita delle persone. La maggior parte delle donne, oggetto dello studio, si sentiva vulnerabile agli attacchi fisici e poche avevano conoscenza di tecniche di autodifesa. Il corso di 12 ore insegnava come opporsi sia fisicamente che verbalmente allo stupro. Le donne hanno appreso le tecniche di base del karate e delle arti marziali affini, come liberarsi da un aggressore e le tecniche per combattere a distanza ravvicinata. Inoltre è stato insegnato loro come usare la voce come arma, per cercare aiuto e per interloquire con l’aggressore. Il corso ha anche fornito formazione “anti-panico” per aiutare le donne a considerare le vie di fuga e le strategie di combattimento in una situazione di aggressione.
Per molte di queste donne è stata la prima volta che abbiano tirato un pugno e sperimentato di colpire un bersaglio, molte avevano il timore che qualcuno potesse afferrarle mentre camminavano per strada o qualcuno potesse saltare fuori dai cespugli e aggredirle. Avevano una visione distorta di ciò che poteva accadere loro e della propria mancanza di forza. Le abilità sono importanti, ma lo è anche la percezione di avere le capacità per prenderti cura di te stessa. Quella che potrebbe essere la lezione più preziosa che queste donne hanno imparato non è l’insegnamento che hanno acquisito nel svincolarsi da una presa alla gola o nel colpire l’aggressore, ma la consapevolezza di avere le capacità per evitare che una situazione degeneri in violenza e, se necessario, proteggersi.
Durante l’apprendimento dell’autodifesa le donne passano dal sentirsi bene nell’assimilare queste nuove abilità alla valutazione del proprio corpo in modo più positivo e al sentirsi più assertive e disposte a difendere i propri diritti. L’effetto più globale è una maggiore autostima ed autoefficacia.
I fattori che sembrano contribuire agli effetti a catena includono in quante diverse aree della vita può essere utilizzata una nuova abilità, quanto sia personalmente significativa l’abilità per gli individui e in che misura una nuova abilità è vista come parte di una persona.
Smith ha notato che nessun effetto a catena è stato scoperto in un altro studio della U.W. che ha coinvolto un gruppo di donne che hanno imparato a usare le pistole per proteggersi. Questa ricerca è stata condotta da Kim Wheeler, ora psicologa di Seattle, come sua tesi di dottorato.
“I partecipanti hanno raggiunto un’elevata esperienza con una pistola, ma non c’è stato alcun effetto sulla loro assertività, sulla loro fiducia nella loro capacità di comportarsi in modo efficace o sulla sensazione di avere il controllo personale delle loro vite”, ha affermato Smith. “Ciò che sembra essere importante per un effetto a catena è che una persona si renda conto che le abilità che risiedono dentro di sé. Le donne l’hanno ricevuto dal corso di autodifesa, ma a quanto pare non dal corso di armi da fuoco”.